Facciamo chiarezza sul Risk Management
6 Settembre 2024Nuove minacce per l’attività d’impresa Nel contesto economico del Nord Italia, le imprese manifatturiere affrontano […]
Leggi tuttoConsigliare organizzazioni e persone riguardo il trattamento dei rischi è il mio mestiere, e per fortuna anche la mia passione. Uno degli aspetti della mia professione che più mi stimola è la consulenza ai lavoratori: riepilogo caso per caso le tutele pubbliche di cui godono, e preparo per loro una protezione più completa attraverso le soluzioni assicurative opportune. Vogliamo fare subito un sunto dei rischi che minacciano i lavoratori, senza girarci troppo intorno? Morte, invalidità permanente, non autosufficienza, prolungato venir meno del reddito da lavoro, insufficienza della pensione di vecchiaia. Tutti questi casi vanno sempre distinti tra sinistri causati dall’attività lavorativa e sinistri dalla causa non lavorativa, e tra sinistri accidentali (infortuni) e non accidentali (malattie). Si tratta di eventi fin troppo frequenti: limitando il discorso ai soli infortuni sul lavoro, quelli su cui c’è la massima misurabilità, stiamo parlando di 641.084 denunce all’INAIL nel solo 2017, di cui 1.112 con esito mortale. Numeri abnormi che spesso non preveniamo a dovere
Fonte: INAIL – Banca dati statistica. Dati rilevati al 30 aprile 2018.
La prima analisi che faccio per valutare le esigenze del lavoratore in relazione ai rischi che abbiamo elencato considera:
R.M.P.
Sarebbe difficile per me e per i miei clienti calcolare l’ammontare delle prestazioni assicurate dalla previdenza pubblica, senza uno strumento valido o peggio dovendo lavorare per approssimazione.
In Sabìagroup abbiamo la soluzione. A sostegno dell’analisi da effettuare per riepilogare le coperture pubbliche a tutela del lavoratore, ho a disposizione uno strumento specifico: R.M.P., che non è il nome di una malattia bensì l’acronimo (risk management persone) di un applicativo informatico che ci permette di delineare in pochi clic il quadro economico e patrimoniale del lavoratore di fronte ai rischi di cui abbiamo parlato.
R.M.P. ci consente di conoscere con immediatezza il totale delle prestazioni garantite dallo Stato, dagli enti pubblici e dalle casse professionali per le seguenti categorie di lavoratori:
Qualche esempio.
Lavoratore dipendente. È opinione diffusa, quella secondo cui i lavoratori dipendenti sarebbero protetti dai più gravi rischi e tutelati da prestazioni pubbliche generose. Basta però una veloce sessione di R.M.P. per scoprire che la realtà è più complessa. Prendiamo l’esempio di un impiegato con reddito annuo 26.000 €, quindici anni di contributi, coniuge e figlio. È sufficiente un infortunio/malattia senza cause lavorative, per ritrovarsi praticamente senza coperture: in caso di decesso, la rendita annua corrisposta dall’INPS al coniuge sarebbe limitata a 3.447 €, una cifra platealmente inadeguata ai bisogni di una famiglia privata di una fonte di reddito.
Rendite annue per morte non riconducibile a lavoro, dipendente 26.000 €/anno, anzianità contributiva quindici, coniuge e figlio.
Ancora più preoccupante è l’ipotesi di un’invalidità permanente non dovuta a cause lavorative. In caso di invalidità superiore al 66% ma inferiore al 100%, l’INPS riconosce a malapena 5.745 € di rendita annua. E il tutto si riduce direttamente a zero in caso di invalidità inferiore al 66%, abbandonando il lavoratore e la sua famiglia ad una vera e propria sopravvivenza tra spese e mancato reddito.
Rendite annue per invalidità non riconducibile a lavoro, dipendente 26.000 €/anno, anzianità contributiva quindici, coniuge e figlio.
Lavoratore autonomo. Come immaginabile, diventa ancora più critico il quadro di un lavoratore autonomo. Prendiamo il caso di un artigiano – 30.000 € all’anno, quindici anni di anzianità contributiva, moglie e figlio – che venga a mancare: la rendita riconosciuta dall’INPS al coniuge sarebbe limitata a 8.097 € annui, ma solo se in caso di decesso riconducibile all’attività lavorativa. Diversamente, l’assegno annuale si ridurrebbe a soli 2.556 €.
Rendite annue per morte non riconducibile a lavoro, autonomo 30.000 €/anno, anzianità contributiva quindici, coniuge e figlio.
Per di più, il caso di invalidità superiore al 66% ma inferiore al 100%, con cause non lavorative, originerebbe una rendita annua INPS di appena 4.261 €.
Rendite annue per invalidità non riconducibile a lavoro, 30.000 €/anno, anzianità contributiva quindici, coniuge e figlio.
Libero professionista. Ultimo della lista e ultimo come livello di protezione, il libero professionista, che gode di una tutela praticamente simbolica, legata alla propria cassa professionisti o alla Gestione Separata dell’INPS. Per questa figura decade addirittura la distinzione degli eventi tra causa lavorativa e causa non lavorativa, prevedendo lo stesso trattamento in qualsiasi caso: prendendo l’esempio di un commercialista con reddito 60.000 €, rendita annua di 3.062 € al coniuge in caso di morte,
Rendite annue per morte, 60.000 €/anno, anzianità contributiva quindici, coniuge e figlio. E rendita annua di 3.573 € in caso di invalidità tra il 66% ed il 99%.
Rendite annue per invalidità, 60.000 €/anno, anzianità contributiva quindici, coniuge e figlio.
Per concludere.
Come abbiamo potuto vedere, stiamo parlando di casistiche che non si possono ignorare. Viviamo in uno Stato che ha sempre meno risorse a disposizione per la tutela dei propri cittadini in difficoltà. Io ed i miei colleghi di Sabìagroup siamo pronti a sopperire: abbiamo cominciato con questa guida introduttiva, qualcuno potrebbe aver visto combaciare il proprio profilo, ma per ogni approfondimento siamo a disposizione per le vostre personali richieste.